CORPUS DOMINI . domenica 14 giugno

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Corinzi 10,16-17

Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

 

Alla stessa esperienza della prima lettura fa riferimento Paolo nei versetti della prima lettera ai Corinzi (vv.16s.) , usando però un altro linguaggio preso dalla liturgia tradizionale della ‘cena del Signore’. Qui l’umiliazione a cui è sottoposto l’uomo per la mancanza di pane è vista nella dimensione personale e realistica della “comunione” (due volte nel testo). L’uomo minacciato dalla necessità del pane e dell’acqua può vivere solo nella relazione con Dio e con i fratelli. Per esprimere questo concetto, Paolo si serve dell’esperienza eucaristica che si vive nella comunità di Corinto. La condivisione e la comunione con il pane eucaristico, attraverso il calice e il pane posti sull’altare, aiuta a entrare in un rapporto personale profondo e intimo con “il corpo di Cristo”, cioè la sua vita e il suo amore. La densissima conseguenza che l’Apostolo trae da questa fusione di fede con “il corpo di Cristo” è espressa dalla lettura che la liturgia ci propone (vv.16s.). Proprio perché il corpo di Cristo è “un unico pane” per molti, noi tutti che ci accostiamo alla comunione, formiamo “un unico corpo”. Mangiando il corpo di Cristo, diventiamo “corpo di Cristo”. Anzi facciamo tra di noi, che ci comunichiamo con Cristo, un solo corpo, il corpo di Cristo. Così Paolo identifica la comunità dei credenti con il corpo di Cristo: “Pur essendo molti, siamo un corpo solo”. Può sembrare inverosimile. Ma è vero. “Siamo tutti un solo corpo”. L’amore di Dio può arrivare a questo eccesso.

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