DOMENICA IV di AVVENTO . 18 dicembre

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Isaia 7,10-14

Il Signore parlò ancora ad Acaz: «Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto». Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.

In questa coinvolgente pagina di Isaia incontriamo Acaz il quale spaventato di fronte alla lega dei re vicini che vorrebbero trascinarlo in guerra contro l’Assiria ricorre proprio al potente re nemico, contro di loro. In tal modo, però, apre le porte al dominio Assiro. Il profeta Isaia lo esorta invece ad avere fede e a stare tranquilli, gli suggerisce una scelta di fede che sarebbe carica anche di saggezza pratica perché terrebbe lontano il dominio straniero. Conoscendo la fatica di credere in un momento simile dove sono in gioco questioni gravi come la politica e la guerra, dove Dio sembra contare poco o nulla, Dio è disposto anche a dare un segno ad Acaz, per aiutare la sua debole fede. Azac invece lo rifiuta, ipocritamente: egli finge, infatti, di ricorrere ad una motivazione religiosa (“Non voglio tentare il Signore”), mentre in realtà rifiuta proprio di assumere l’atteggiamento di fede lasciandosi guidare da Dio. Egli non è propriamente un ateo – crede, infatti, in Dio – ma emerge qui la spinosa questione di fondo: c’entra Dio con i grandi problemi nei rapporti internazionali e, più in generale, con le grandi opzioni e con le scelte di ogni giorno, oppure Dio viene adorato quando si va al tempio, ma poi le decisioni vanno prese solo in base ai giochi di potere degli uomini? Alla drammatica domanda, Dio risponde offrendo un segno: un bambino che nasce da una ragazza ancora vergine e assume il nome simbolico di “Dio con noi”. Certo è un segno piccolo, che richiede fede: che cosa è, infatti, un bambino fragile di fronte agli eserciti che avanzano? Eppure è un segno forte, perché dice che Dio si prende cura della vita di questo popolo garantendogli un futuro. Questa Parola poi, una volta scritta è continuamente ripetuta nel popolo di Dio, trova la sua realizzazione più piena nel bambino Gesù, nato da una madre vergine, presenza definitiva di Dio con l’uomo.

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