DOMENICA XXXIII "PER ANNUM" . 13 novembre

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Malachia 3,19-20a

Così dice il Signore: “Ecco infatti sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà - dice il Signore degli eserciti - in modo da non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia con raggi benefici e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla”.

 

Il brano, preso dalla sesta sezione del libro (3,13-21), è illuminato dal sorgere di un giorno il cui calore incendierà fino alla radice gli alberi che danno frutti velenosi, senza che possano più germogliare. Il “sole di giustizia”, invece, estenderà i suoi raggi come ali a ricoprire e riscaldare chi ancora prova i brividi davanti ai crimini e ai delitti. In quel giorno, una volta eliminati gli assassini, si potrà finalmente uscire di casa e vivere con gioia, come vitelli che escono dal recinto. Il giorno, dunque, consente di recuperare la qualità della vita per coloro che puntano a essere rette davanti a Dio, mentre segnerà il fallimento di chi cerca di guadagnare sulle spalle dei membri del suo popolo, complottando insieme ai criminali che incontra. Anche in altri libri della Bibbia si parla del “giorno del Signore” come giorno di salvezza e di condanna (Mal 3,2; Is 2,6-22; Am 5,18-20; Sof 1,15-18). Malachia ne parla perché vuole che il popolo recuperi, una volta tornato dall’esilio, la sua qualità più pura: il culto, nella vita, nei suoi valori più alti. Non si accontenta della mediocrità, non gli basta, ad esempio, che sia stato ricostruito il tempio, vuole che, a cominciare dal tempio, ogni cosa venga fatta bene, nel rispetto dello stesso Dio. Vuole che tutto il popolo sia preparato per contemplare il sole della sua giustizia, e non dubiti che esso possa rimanere anche se, in piena tempesta, si addensano le nubi (cfr 2,18).

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