I DOMENICA di QUARESIMA . 10 marzo

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Romani 10,8-13

Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».

 

L’uomo, che cerca sinceramente Dio avverte tutto il peso e il limite della propria condizione di peccatore. La legge data per mezzo di Mosè affina la coscienza e aiuta a diventare più conformi al disegno divino, ma l’adempimento scrupoloso di norme e precetti non è sufficiente per costituire l’uomo giusto, per renderlo santo.

C’è una giustizia che è tensione, sforzo dell’uomo che vuole accumulare meriti davanti a Dio e rischia di approdare solo all’orgoglio o alla disperazione. C’è invece una giustizia che è grazia, dono di Dio offerto all’umanità per mezzo di Cristo: essa va accolta per mezzo della fede (v.4), quella fede che opera mediante la carità (Gal, 5,4-6). L’aperta accettazione della predicazione apostolica (kérigma) e l’accoglienza della rivelazione comportano un vero e proprio cambiamento di mentalità, una profonda conversione, sostenuta dalla certezza che “chiunque crede in lui non sarà deluso”: la salvezza è per tutti quelli che invocano il nome del Signore, a qualunque popolo appartengano (vv. 11.13).

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