II DOMENICA di AVVENTO . 10 dicembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 2Pietro 3,8-14

Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta. Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia. Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.

 

Le parole di Pietro sono in relazione ad un preciso problema presente nella comunità cristiana, in cui qualcuno turba la fede dei credenti mettendo in dubbio la promessa del ritorno del Signore dicendo: «Dov’è la promessa della sua venuta?» (2 Pt 3,4). L’obiezione va anzi più a fondo e tocca la consistenza stessa della parola di Dio, la quale sembra non cambiare niente nella storia degli uomini. «Da quando i padri si addormentarono, tutto rimane come all’inizio della creazione» (3,4). La prima risposta viene data con la citazione di Sal 90,4: «Davanti al Signore un giorno è come mille anni»; l’attesa del ritorno di Gesù non è questione di quantità, di giorni o di secoli, ma di qualità del tempo che è concesso a ciascuno. Dal punto di vista di Dio il tempo dell’uomo non è la somma dei giorni della sua vita, ma è l’anno di grazia concesso per la conversione (cfr. Lc 4,19 e 13,8), è «un giorno solo», è insomma un tempo unificato dall’unica preoccupazione che lo deve dominare: quella della fedeltà a lui. I giorni concessi all’uomo sono il tempo disponibile per la conversione che Dio intende offrire a tutti, ma coloro che non ritengono di aver bisogno di conversione non sanno cogliere questa disponibilità loro offerta e scambiano la sua pazienza per lentezza di intervento (v. 9). Nello stesso modo, anche le immagini cosmologiche che seguono: «I cieli con fragore passeranno, gli elementi saranno consumati dal calore e la terra sarà distrutta…» (vv. 10.12) più che descrivere in anticipo e letteralmente che cosa succederà alla terra, vogliono affermare che Dio distruggerà la malvagità di questo mondo, che lo rinnoverà fin dalle radici e vi introdurrà una condizione nuova (i cieli e la nuova terra).

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