II DOMENICA di PASQUA . 19 aprile

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1 Pietro 1,3-9

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi.

Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po' afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo: voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime.

 

Dopo una breve presentazione del mittente e dei destinatari (vv. 1s.), in cui è già offerto uno scorcio contemplativo sull’opera della salvezza compiuta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, la prima lettera di Pietro sviluppa il medesimo tema, nei vv. 3-12, in forma di solenne benedizione. Gli ascoltatori sono così introdotti in un’atmosfera sacra che aiuta a percepire l’immenso dono che è la vocazione battesimale.

Nel suo immenso amore il Padre ci ha fatti ri-nascere (cfr Gv 3,1-15), rendendoci suoi figli, attraverso la morte-risurrezione del Figlio unigenito (v. 3a). Questa nuova nascita non ha davanti la prospettiva della morte, ma «una speranza viva», una promessa (v. 4) non condizionata dalla corruttibilità delle cose di questo mondo. Il suo pieno possesso è in serbo per noi «nei cieli», ma fin d’ora ne abbiamo un ‘anticipo’, una ‘caparra’, nella misura in cui ci trasformiamo interiormente, da esseri carnali a esseri spirituali, mediante una vita conforme alla fede professata nel battesimo.

Rivolgendosi a comunità cristiane provate dalla persecuzione, Pietro offre conforto e luce per leggere dentro le dolorose situazioni il compiersi del disegno di salvezza. Le sofferenze non devono diventare motivo di scandalo, pietra di inciampo, ma crogiuolo purificatore, dove la fede viene purificata per essere resa sempre più pura e salda (vv. 6s.). Essa infatti sarà il documento con cui, nell’ultimo giorno, si testimonierà il nostro amore a Cristo, mentre fin d’ora essa dona esultanza ineffabile al cuore e ci conduce alla mèta: la salvezza eterna delle anime (vv. 8s.).

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