II DOMENICA di QUARESIMA . 8 marzo

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 2Timoteo 1,8-10

Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.

Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.

 

Da Roma paolo, in carcere come un delinquente comune (2,9), invia al diletto discepolo Timoteo, vescovo di Efeso, un accorato appello, che ha il tono di ultimo messaggio. Alla prigionia fisica, si è aggiunta la sofferenza morale (1,12); tuttavia ciò non deve diventare motivo di vergogna o di sconforto per il figlio spirituale (1,8). Anzi, è proprio questo il momento di ravvivare il carisma ricevuto mediante l’imposizione delle mani dei presbiteri e do attingervi quello spirito di forza, d’amore e di saggezza che permette di affrontare vittoriosamente l’ora della prova (vv.6s.). È inevitabile che i discepoli di Cristo debbano soffrire per la fede (2,3), ma non sono soli nella persecuzione: la grazia di Dio sostiene nella testimonianza (v. 8b) e fa concorrere alla salvezza anche l’umana debolezza (2,10-12a). Nel breve v. 10 è espresso il nucleo centrale del kérygma: l’incarnazione, la morte e risurrezione del Salvatore. Egli ci ha aperto un varco verso la luce, vincendo la morte: sulle sue orme – e sulle orme di tutti i santi che hanno fedelmente seguito Gesù – anche Timoteo (e, come lui, ogni cristiano) potrà affrontare con fede e amore la sofferenza per il vangelo (v. 13). La nostalgia della separazione (v. 4), l’umana timidezza (v. 7) di Timoteo, la ‘scandalosa’ situazione in cui Paolo si trova, i ripetuti cenni al carcere e alle defezioni dei cristiani (v. 15) possono gettare un’ombra oscura nella vita del discepolo, perciò l’Apostolo – anche attraverso un lessico che evoca luminosità (v. 10) – incoraggia: Cristo ha fatto risplendere la vita.

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