II DOMENICA "PER ANNUM" . 14 gennaio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Corinzi 6,13-15.17-20

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

 

Nella comunità di Corinto vi è un gruppo di cristiani che si credono perfetti e maturi. La loro presunzione si esprime in due direzioni opposte sul piano operativo, ma convergenti per la loro aspirazione profonda. Alcuni di fronte al sesso propongono un ascetismo radicale, proclamando l’astinenza sessuale più assoluta e incondizionata (cfr. 1 Cor 7). Altri invece optano per una sessualità senza freni, in nome di una sua pretesa irrilevanza rispetto alla salvezza data in Cristo. Paolo si rivolge qui a questi ultimi. I ‘liberati’ di Corinto –conformemente alla boriosa idea di un ‘io’ spirituale che domina su tutto – hanno preso come manifesto della loro sregolatezza lo slogan della libertà cristiana: «Tutto mi è lecito» (v. 12a). L’Apostolo non si oppone – in linea di principio – all’affermazione della libertà cristiana, ma cambia alla radice il senso del manifesto dei propri interlocutori, facendo valere il criterio decisivo di ciò che è vantaggioso e costruttivo, specialmente a livello ecclesiale. Essi ostentano, infatti, una piena libertà di fronte alle cose di questo mondo, ignorando, però, che il loro comportamento deve essere coerente con il fondamento della vita cristiana, la redenzione ricevuta: «Siete stati comprati acaro prezzo!» (v. 20). La seconda obiezione riguarda più da vicino il senso della sessualità. Paolo, contro ogni dualismo greco che contrappone l’anima al corpo, afferma la densità e serietà umana dell’atto sessuale che coinvolge tutta la persona e non solo la sua corporeità (v. 18). Anzi il corpo è destinato alla risurrezione e quindi non può essere per l’impudicizia, ma «per il Signore» (v. 13). Proprio la fede nella risurrezione di Cristo e di tutta l’umanità spinge qui verso un’elevatissima concezione della corporeità: attraverso i gesti e le relazioni con gli altri si esprime e si potenzia (o si contraddice!) quell’appartenenza del cristiano al Signore che la risurrezione finale mostrerà in pienezza. Vi è infine anche un’altra ragione: il cristiano è divenuto, con la totalità della propria persona, una delle membra del corpo ecclesiale di Cristo ed è tempio dello Spirito (vv. 15.19). È perciò chiamato a decidere se usare il proprio corpo alla maniera della «carne», nell’impudicizia, oppure a vivere concretamente la relazione con Cristo, con cui forma un solo «spirito», ossia un’unione misteriosa realizzata dallo Spirito (v. 17)!

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