III DOMENICA di PASQUA . 26 aprile

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1 Pietro 1, 17-21

Carissimi, se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. E voi per opera sua credete in Dio, che l'ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio.

 

Nel suo esordio, la lettera di Pietro conduce i fedeli a contemplare la grazia della rigenerazione operata dal Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito (vv. 3-5.10-12). Quindi si sofferma a considerare concretamente che cosa significhi vivere di fede, offrendo una chiave di interpretazione cristiana del mistero della sofferenza, vista come prova purificatrice e come partecipazione alle sofferenze di Cristo (vv. 6-9). Su questo solido fondamento l’apostolo può dunque mostrare le esigenze della vita cristiana, che è cammino di santificazione e di conformazione a Cristo (vv. 13-16; cfr. Lv 19,2). Esse non si riducono a pratiche esteriori, bensì a un atteggiamento interiore, che determina tutto l’orientamento dell’esistenza. Mediante il battesimo si diventa figli di Dio e si riceve il privilegio di chiamare «Padre» colui che è il giusto Giudice di ogni vivente. La consapevolezza di tale dignità ricolma i cristiani di ‘santo timore’, termine che biblicamente non significa ‘paura’, quanto piuttosto amore pieno di venerazione e pervaso dal senso della propria piccolezza e indegnità. Infatti la grazia ricevuta è stata pagata a caro prezzo da Cristo stesso, il vero Agnello, il cui sangue ha liberato l’umanità dalla schiavitù del peccato e dalla morte eterna (cfr. Es 12,23). Il nuovo rapporto di parentela con il Signore fa sì che la vita sulla terra sia avvertita come esilio, mentre la vera patria è il cielo (v. 17). In questo capovolgimento si è realizzato in pienezza il disegno di Dio. Con la sua morte e risurrezione Gesù ha inaugurato gli «ultimi tempi», caratterizzati dalla tensione verso l’alto, che deve costantemente essere sostenuta da una vita di fede e di speranza (v. 21) e dalla memoria viva di quanto il Signore ha compiuto per la nostra salvezza.

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