III DOMENICA di PASQUA . 30 aprile

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Atti 2,14a.22-33

 [Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”. Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

 

La discesa dello Spirito Santo nella pentecoste trasforma gli apostoli in uomini nuovi, testimoni ardenti e coraggio sì del Risorto, consapevoli che si è ormai realizzata la promessa escatologica di Dio (cfr. At 2,16‐21), mediante la quale si è entrati «nell’ultimo tempo». Il cambiamento avvenuto nel gruppo dei discepoli è ben testimoniato dal primo discorso di Pietro riportato negli Atti. Se l’autore del testo sacro ne ha rimaneggiato la forma e la struttura, il contenuto originario emerge inconfondibilmente. I vv. 22‐24, prototipo del krygma apostolico, contengono espressioni proprie della cristologia più antica: vi si parla di Gesù come di «uomo accreditato da Dio»; si mostra che la croce - da cui tutti gli apostoli sono rimasti scandalizzati – fa parte di un sapiente disegno di Dio, il quale per amore ha consegnato il suo unico Figlio agli uomini. Tutti sono responsabili di quanto è accaduto: «Voi l’avete ucciso. Ma Dio lo a risuscitato...» (vv. 23­24). Al krygma segue la testimonianza delle Scritture, che solo alla luce del mistero pasquale sono pienamente comprensibili. Pietro spiega dunque il Sal 15 (vv. 25­31), che in Cristo ha trovato la sua piena realizzazione: è lui il messia, la cui anima non è stata abbandonata negli inferi, che non ha conosciuto la corruzione, ma è colmo di gioia alla presenza del Padre. In virtù dello Spirito effuso su di loro, gli apostoli sono testimoni della risurrezione di Cristo e con franchezza la annunziano a tutto Israele e fino agli estremi confini della terra.

Torna indietro