IV DOMENICA "PER ANNUM" . 28 gennaio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Corinzi 7,32-35

Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni.

 

L’Apostolo incomincia con il dire che desidererebbe per tutti i suoi fedeli un modo sereno di vivere la fede, fatto di adesione piena al Signore (v. 32). E in questa direzione si iscrive la predilezione che egli mostra per la scelta celibataria. Non c’è però in Paolo alcun disprezzo della vita matrimoniale a causa delle tensioni che esso necessariamente impone, né un ideale di santità ‘a due piani’–uno per gli sposati e uno per i celibi. Neppure afferma tali cose per rendere le persone più ansiose nella loro vita di fede, facendo loro pensare, per esempio, che soltanto nella vita celibataria si possa vivere l’appartenenza al Signore.

Piuttosto Paolo vuole condurre i Corinzi a una serenità della coscienza e di giudizio, come mostra anche la conclusione della lettera, nella quale Paolo ricorda che tutte le indicazioni di vita da lui date sono per il loro bene, non per «gettare un laccio» (v. 35a). Positivamente desidera illuminare le coscienze perché le scelte di vita dei fedeli, qualunque esse siano, vengano indirizzate «a ciò che è conveniente e tiene uniti al Signore senza distrazioni» (v. 35b).

Unica preoccupazione alla quale deve tendere il cuore è il «piacere al Signore» (v. 33), ossia il ricercare quell’atteggiamento con cui l’Antico Testamento sintetizza l’esperienza di fede dei giusti. La richiesta è avanzata a tutti, celibi e sposati. Tuttavia l’Apostolo ricorda che – realisticamente – lo sforzo per piacere al Signore deve incontrarsi, nel caso degli sposati, con l’adempimento del dovere di attenzione reciproca dei coniugi; questo potrà talvolta creare obiettivamente alcune tensioni (v. 34).

Per quanto riguarda o stato di vita celibe, Paolo esprime uno speciale apprezzamento per questa vocazione nella chiesa, come ha già mostrato qualche versetto prima, qualificando la verginità con il termine di «carisma» (1Cor 7,7). Il celibe chiamato a testimoniare, con la particolare ascesi e povertà implicata dalla sua scelta, la speranza escatologica e il regno di Dio e la necessità di servire Dio solo.

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