III DOMENICA "per ANNUM" . 26 gennaio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Corinzi 1,10-13.17

Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.

 

Paolo parte dall’esortazione all’unità, perché la vede minacciata (v. 10). Quindi passa ad esporre la situazione, come la conosce dagli informatori della famiglia di Cloe: nella comunità sono sorti diversi partiti religiosi che minano la comunione (vv. 11-12). Segue il pensiero teologico dominante che mostra Cristo come unico centro di aggregazione, in quanto solo Lui ha dato la vita per gli uomini (v. 13). Il discorso si riallaccia poi al v. 17, dove Paolo richiama che il suo ministero è primariamente quello della parola, con annuncio scarno ma essenziale, quello di presentare il Cristo crocifisso.

Il tono di Paolo si fa accorato («esorto»: v. 10) perché la comunione sembra seriamente compromessa da una comunità rissosa, lacerata in quattro gruppi: quello di Paolo, quello di Apollo, quello di Cefa e quello di Cristo (v. 12). Non sono certo queste persone che creano la divisione, ma un uso strumentale del loro nome da parte di alcuni cristiani di Corinto. L’intervento dell’Apostolo è serio, senza sconfinare nella durezza. Egli si rivolge a dei «fratelli», e la sua esortazione è fatta «per il nome del Signore nostro Gesù Cristo» (v. 10). Paolo rivendica la sua missione di apostolo del vangelo. Lo dice con forza, rifacendosi allo stesso Cristo: «Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo [=evangelizzare]». Paolo punta direttamente a Cristo, dal quale viene tutta la realtà nuova. In lui c’è la convergenza di tutti gli uomini, perché con la sua morte ha riunito coloro che erano dispersi. Beghe pseudoteologiche e richiami di appartenenza che lacerano l’unità, sono un attentato a Cristo, prima ancora che alla concordia della comunità.

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