IMMACOLATA CONCEZIONE . domenica 8 dicembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Efesini 1,3-6.11-12

Fratelli, benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto. In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di Colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

 

La lettera agli Efesini si apre con quello che viene definito il Magnificat di Paolo. Egli, che pure sta vivendo i suoi duri anni di prigionia per la fede, non appena ha l’occasione di scrivere ad altri cristiani, lascia prorompere dal cuore un cantico di benedizione e di lode a Dio, invocato non più come “Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”, ma come “Padre del Signore nostro Gesù Cristo”. È Cristo l’unico Mediatore. È Cristo il Messia nel quale giunge a pienezza l’attesa di Israele. Nell’inno si esalta il piano della salvezza, contemplato non seguendo un’esposizione ordinata e dottrinale, ma cantato e ammirato nelle sue molteplici sfaccettature da chi ne sperimenta gioiosamente l’attuazione a partire dalla propria storia personale.

Quanto Paolo riferisce a sé, vale per ogni cristiano, e in maniera sovreminente per Maria. È in lei che si realizza in pienezza il pensiero divino di renderci “santi e immacolati al suo cospetto nella carità”, ossia consacrati esclusivamente al suo servizio (“santi”), separati da tutto ciò che è mondano e peccaminoso (“immacolati”). E questo non in forza di capacità umane, ma per puro dono. Nessun merito, nessuno sforzo, nessuna ascesi potrebbero mai riparare il male che corrompe l’uomo fin nelle sue radici. Questa riparazione può solo essere ricevuta come ‘eredità’, ossia come bene ricevuto gratuitamente, ma di cui si diventa responsabili.

Maria, la Vergine immacolata, non è un essere sovrumano, bensì colei che, scelta per essere dimora del Verbo, è stata in anticipo preservata dal peccato originale “in vista dei meriti di Cristo Redentore” – come si legge nella definizione del dogma – proprio in ragione della sua speciale vocazione. Attraverso Maria giunge a compimento il piano di Colui che ci ha “predestinati ad essere suoi figli adottivi”. Un’espressione paolina, questa, in cui bisogna saper cogliere un lieto annunzio: la vita dell’uomo non è abbandonata al caso, non è destinata a cadere nel nulla, ma ha un senso: quello di essere vita in comunione con Dio, quindi vita di piena libertà, nell’amore, nella lode, nella gloria.

Torna indietro