IV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 3 febbraio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Corinzi 12,31-13,13

Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime. Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

 

La chiesa di Corinto è stata per Paolo motivo di molte preoccupazioni. Ma il pensiero con cui l’Apostolo ha educato i membri della comunità cristiana davanti ai molti problemi di vita, che egli ha dovuto affrontare, si possono riassumere in una parola: egli è stato testimone dell’amore di Cristo per tutti. E ai Corinzi che aspirano ai carismi più appariscenti e visibili Paolo risponde insegnando la via migliore, quella del grande carisma dell’agápē (=carità).

L’elemento più forte di questo inno paolino all’amore risiede, infatti, nel relativizzare ogni forma strutturale di ascetismo o di metodo spirituale, cose pur valide. Egli così con questo testo ci conduce al cuore del messaggio cristiano, che è il comandamento dell’amore verso Dio e verso i fratelli. Questa strada è l’unica che può condurre l’umanità alla civiltà dell’amore senza frontiere. Il cristiano che si sente chiamato a questa missione e vive questo amore possiede il carisma più altro, quello che conduce alla vita vera e all’esperienza di Dio-amore. Questo amore è un dono che supera tutti gli altri doni o carismi. E Paolo qualifica bene nel nostro brano cosa intenda per amore: non l’eros, cioè l’amore possessivo, ma la carità, cioè l’amore che si dona e non si appartiene.

Torna indietro