IV DOMENICA di PASQUA . 22 aprile

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: 1Giovanni 3,1-2

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

 

In due versetti Giovanni fa considerare con intatto stupore la realtà che fonda la nostra esistenza cristiana: l’amore che Dio, il Padre, ci ha donato in misura sovrabbondante, al punto da mandare il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per lui (4,9). Per il suo sacrificio (2,2), l’uomo è stato non solo riscattato dal peccato, ma elevato ad una più grande dignità. Il battesimo, che è l’immersione sacramentale nel mistero pasquale di Cristo, gli conferisce infatti l’identità di figlio di Dio.

Una realtà così grande e inaudita non è tuttavia sempre compresa, e quindi viene disprezzata. Come Gesù stesso ha predetto ai suoi discepoli, il mondo «odia» coloro che non gli appartengono. E per «mondo» non bisogna solo intendere una realtà esterna, bensì una dimensione interiore, la realtà di peccato, la tendenza al male che spinge anche coloro che sono già battezzati a comportarsi come nemici del vangelo.

Giovanni insiste dunque nel richiamare i credenti alla «conoscenza della fede», ossia a mantenere viva la consapevolezza della grazia ricevuta mediante l’adozione a figli di Dio, chiamati alla visione di Dio, alla vita di piena comunione con lui nella gloria, quando in lui conosceremo veramente anche noi stessi. Vedere Dio, però, è la beatitudine di un cuore puro (cfr. Mt 5,8): la nostra realtà presente e la nostra condizione futura comportano quindi un impegno di continua conversione (v.3), sostenuto non tanto da sforzi volontaristici, ma alimentato dal desiderio di contemplare Dio e di corrispondere al suo amore.

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