IV DOMENICA di PASQUA . 25 aprile

a cura di don Giuseppe

Giovanni 10, 11-18

 “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre, ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso; poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio (vv. 14-18).

 

Quanto è affettuosa l’immagine, che Gesù inventa per se stesso, del pastore che non solo accudisce, ma offre la sua vita per le sue creature, che Egli vede in un solo ovile, raccolte insieme e pronte a ricevere la sua cura di pastore. Gesù, purtroppo, non ha la gioia di vedere un solo ovile, ma tanti ovili separati e, a volte, litigiosi fra loro. Un padre vuol vedere i suoi figli uniti e sereni, invece Gesù vede le sue pecore, per le quali ha fatto tutto fino a morire per loro su di una croce, divise ed arroganti, con la rabbia dell’orgoglio, dell’egoismo e dei puntigli umani, che non debbono separare il gregge che crede e segue Lui. Alla fine, cosa rimarrà nelle mani di costoro che hanno violentato l’unità della famiglia cristiana? Gesù non lo dice, ma subentrerà il castigo della Giustizia divina, che saprà anche premiare i portatori di umiltà e di pace. Offendere l’unità della famiglia cristiana è una colpa gravissima che può anche distruggere la purezza della fede e dell’amore al Pastore divino.

 

Preghiera

O Dio, creatore e Padre, che fai risplendere la gloria del Signore risorto quando nel suo nome è risanata l’infermità della condizione umana, raduna gli uomini dispersi nell’unità di una sola famiglia, perché aderendo a Cristo buon pastore gustino la gioia di essere tuoi figli.

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