IV DOMENICA di PASQUA . 3 maggio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Pietro 2,20b-25

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime.

 

Il battesimo, togliendo il peccato originale, dà a colore che lo ricevono la nuova identità di figli di Dio. Per meglio caratterizzare tale trasformazione, Pietro usa termini molto precisi: i battezzati nella Chiesa sono pietre vive, stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa (2,1-10). Tale ‘privilegio’ esige però l’acquisizione di una nuova mentalità e di una condotta di vita conformi Cristo. Le differenze di condizione sociale o culturale perdono di consistenza, perché tutti i discepoli trovano la lor unità in Cristo e tutti sono egualmente «stranieri e pellegrini» (2,11) in questo mondo, tutti egualmente servi di Dio. Perciò Pietro, rivolgendosi a coloro che svolgevano mansioni umili nella società di allora, offre come modello proprio Gesù, il vero Servo di YHWH, che con pazienza e mitezza prende su di sé il peccato non suo per distruggerlo nella sua umanità. Per la sua offerta, così, l’umanità è liberata dall’unica vera schiavitù, quella del peccato, e può vivere «per la giustizia», che è amore e misericordia. Con il battesimo il cristiano è reso membro di Cristo, ed è perciò chiamato a condividere la sua passione per partecipare pure alla sua gloria nel cielo, insieme a tutti i fratelli che con la sua vita avrà cooperato a salvare. Da gregge disperso e sbandato, perché disorientato dallo scandalo della sofferenza (cfr. Mc 14,27-28), il gruppo dei discepoli – e quindi tutta la Chiesa – torna a essere in Gesù risorto un gregge compatto, che cammina sulle sue orme (v. 25).

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