IV DOMENICA di PASQUA . 7 maggio

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Atti 2,14.36-41

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso». All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

 

Il brano conclude il primo discorso di Pietro al popolo. Un’affermazione decisa e chiara dell’apostolo compendia tutta l’esposizione precedente: «Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (v. 36), cioè ha dato il suo proprio nome divino (cfr. Fil 2,9­11) – e quindi il suo potere – proprio a colui che Israele ha respinto e condannato a una morte infame (At 3,13­15), ritenendo una bestemmia la sua pretesa di essere il Figlio di Dio, l’Inviato, il Cristo. Il popolo attendeva, sì, il messia (in greco: kristós), ma come trionfatore politico. Conoscendo queste aspettative, Gesù aveva sempre zittito i demòni che lo rivelavano come il Cristo, e aveva rifiutato di essere considerato re dalle folle. Solo al momento della sua condanna, sulla croce venne posta l’iscrizione scritta in tre lingue: «Gesù Nazareno Re dei Giudei» (Gv 19,19‐22) e il Padre con la risurrezione ratificò che davvero Gesù è «Signore e Cristo».

Le parole di Pietro raggiungono il cuore degli astanti, mostrando loro l’enormità del male compiuto. Più tagliente di una spada a due tagli (Eb 4,12), infatti, la parola di Dio è mandata per discernere e salvare, non per condannare. La moltitudine percepisce la grazia di quella predicazione e si pare alla fede (v. 37). Pietro, secondo il mandato ricevuto dal Risorto (Lc 24,47‐48a), può allora invitare al pentimento e al «battesimo nel nome di Gesù Cristo per la remissione dei peccati». Immergersi sacramentalmente nella persona del Crocifisso­Risorto vuol dire rendere efficace per noi la salvezza che egli ha operato. Perciò l’apostolo aggiunge: «Dopo riceverete il dono dello Spirito Santo» (v. 38).

Con il perdono dei peccati e il dono dello Spirito si compie l’alleanza nuova promessa dai profeti e rivolta ora non solo a Israele, ma a tutti gli uomini (cfr. Ger 31,31‐34). Essa rimane però un’offerta da parte di Dio, che richiede la libera accoglienza da parte di ciascuno (vv. 40‐41).

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