IV DOMENICA di QUARESIMA . 11 marzo

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: Efesini 2,4-10

Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.

 

Creando un forte contrasto con i versetti precedenti – dove dipinge un quadro di morte e di peccato – Paolo tratteggia il disegno di salvezza operato dal Signore. Amore e vita sono i due termini essenziali. La redenzione rivela che Dio è amore, è grazia traboccante. Il mediatore della salvezza è Gesù Cristo: assumendo un corpo simile al nostro, con la sua morte, con la sua morte vince la nostra morte, con la sua resurrezione ce ne apre la via. Per dono gratuito l’umanità è stata associata alla glorificazione di Cristo. Come già nella lettera ai Romani, l’Apostolo si serve anche di un lessico molto significativo per sottolineare questa partecipazione alla sorte di Cristo: con - vivificati, con – risuscitati, con – assisi nei cieli (vv. 5s.).

In virtù di questa unione con lui la natura e la storia del mondo risultano, agli occhi del Padre, unitarie e semplici: sono la stessa storia di Gesù. Riprendendo l’affermazione del v. 5, Paolo sviluppa il tema della grazia. L’onnipotenza di Dio si manifesta nel suo amore. Di fronte a tale gratuità, ogni opera umana scompare, o meglio, l’uomo stesso diventa creatura nuova e tutte le sue opere non sono altro che il traboccare della grazia divina di lui. Ogni motivo di vanagloria scompare: rimane la gratitudine, l’eucarestia.

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