IV DOMENICA di QUARESIMA . 22 marzo

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Efesini 5,8-14

Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».

 

Il termine chiave del brano è la parola «luce», con preciso riferimento al battesimo, sacramento dell’illuminazione. Per mezzo di esso i cristiani diventano «figli della luce», cioè membra di Cristo, «luce del mondo». Da questa reale trasformazione consegue, se si corrisponde alla grazia, una diversità di vita, in modo che le opere dei cristiani siano il frutto dell’unzione ricevuta, la fragranza di Cristo, il profumo del suo Nome che si effonde, per riempire di sé tutta la terra (vv. 8b-10). Dalla luce deriva tutto ciò che è giusto, vero, buono. Sono questi i tre frutti principali che l’Apostolo menziona per il loro particolare riferimento alla vita comunitaria: l’amore benevolo, il rispetto del diritto altrui, la sincerità nelle parole e nei fatti. Una condotta autenticamente cristiana è allora raggio di luce che non solo – non tanto – giudica le tenebre, ma le penetra per trasformarle. Con la sua vita il discepolo di Cristo è missionario: risvegliato dal sonno della morte (tale è la vita prima del battesimo) risveglia a sua volta le coscienze, perché da infruttuose diventino feconde di bene.

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