OGNISSANTI . domenica 1 novembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1 Gv 3,1-3

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica sé stesso, come egli è puro.

 

Il c. 3 apre la seconda parte della prima lettera di Giovanni, dedicata al ‘vivere da figli di Dio’, dopo la prima dedicata al ‘vivere nella luce’. Il collegamento fra le due è assicurato da una struttura a ‘chiasma’: alla manifestazione del Figlio di Dio (2,28) corrisponde la manifestazione dei figli di Dio (3,2); alla rigenerazione da Dio (2,29) corrisponde l’essere figli di Dio (3,1).

Il v. 1 mette in parallelo il ‘vedere’ reso possibile dalla rivelazione dell’amore di Dio, con il rifiuto opposto alla ‘conoscenza’ che viene dalla fede. Il mondo non conosce perché non vede l’amore: o meglio, non riconosce i discepoli perché ha opposto un rifiuto all’amore di Gesù Cristo. Il v. 2 ribadisce “siamo figli di Dio”, giocando sull’intreccio dei verbi di rivelazione: ‘manifestare’ e ‘vedere’. Non si è ancora manifestato ciò che saremo, ma ‘sappiamo’ (abbiamo visto con gli occhi della fede) che quando si sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo ‘vedremo’ come egli è, nella gloria. Il v. 3 spiega il senso di questo ‘essere simili a lui ’, cioè a Dio, che ora viviamo nella speranza: significa essere sottratti all’uso profano, resi puri e santi per il culto del tempio, come è puro Cristo, il modello perfetto del credente.

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