PENTECOSTE . domenica 31 maggio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Corinzi 13,3b-7.12-13

Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire «Gesù è anàtema», così nessuno può dire «Gesù è Signore» se non sotto l'azione dello Spirito Santo. Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito.

 

Ai Corinzi, entusiasti per le manifestazioni dello Spirito che si verificano nella loro comunità, Paolo rivolge alcune considerazioni importanti per un retto discernimento. Come riconoscere l’azione dello Spirito in una persona? Non da fatti straordinari, ma innanzitutto dalla fede profonda con cui essa crede e professa che Gesù è Dio (v. 3b).

E come riconoscere l’agire dello Spirito nella comunità? Lo Spirito è instancabile operatore di unità: è lui che edifica la Chiesa come un corpo solo, il corpo mistico di Cristo (v. 12), nel quale il cristiano viene inserito come membro vivo mediante il battesimo. Questa unità, che sta all’origine della vita cristiana ed è il termine a cui tende l’azione dello Spirito, si va realizzando attraverso la molteplicità di carismi, dono dell’unico Spirito, di ministeri, servizi ecclesiali affidati dall’unico Signore, di operazioni, rese possibili dall’unico Dio, sorgente di ogni realtà (vv. 4-6).

Come dunque riconoscere l’autenticità – cioè la effettiva provenienza divina – dei vari carismi, ministeri e operazioni presenti nella comunità? Paolo lo chiarisce al v. 7: «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune», cioè per far crescere tutto il corpo ecclesiale nell’unità, «nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4,13): perciò il più grande di tutti i carismi, quello indispensabile, il solo che durerà in eterno è la carità (12,31–13,13).

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