RESTARE DISCEPOLI PER RESTARE UMANI

a cura di don Giuseppe

Lettera per l'Avvento 2019

 

Carissimi,

vi raggiungo all’approssimarsi del Natale che, idealmente, raccoglie e sintetizza il cammino di un anno intero.

Nel ripercorrere le attività svolte ma soprattutto i volti incrociati e le parole scambiate, nasce dentro di me lo stupore per un Dio che ci sta accompagnando passo dopo passo nel cercare e percorrere le strade che Lui apre nel deserto.

Come già scrissi nel foglietto del 3 novembre, il 2019 è l’anno del 30° anniversario della caduta del Muro di Berlino, un evento che fu - e resta - un segno di speranza nel nostro mondo sempre scosso da progetti e idee non in linea con il grande valore della vita umana, tanto poco difesa in tutte le sue espressioni.

“Fare” - o meglio - “essere” comunità, significa impegnarsi a non alzare barriere contro il fratello o la sorella che incontriamo sul nostro cammino di vita. Non serve, infatti, costruire fisicamente un muro, mattone dopo mattone. Spesso i muri sono dentro di noi e fanno più male questi muri di quanto noi crediamo. Basta evitare il dialogo o girarci dall’altra parte, basta alimentare i nostri pregiudizi o dare spazio alle chiacchere, basta mettersi uno scalino più in alto degli altri per porre già in essere una divisione che rischia di diventare sempre più profonda e dolorosa.

Lasciamoci interrogare in profondità dal Bambino di Betlemme per scoprire come Dio parta dal basso per costruire il suo Regno d’amore e di pace: il primo a demolire il muro di separazione è stato proprio il Padre. E non lo ha più voluto innalzare.

Non teme di scomparire in mezzo all’umanità perché preferisce rilanciare continuamente il grande annunzio che, dalla notte di Natale, pur con tutti i nostri limiti, come cristiani da duemila anni continuiamo a riproporre al mondo: gli uomini sono amati dal Signore! Riproporlo al mondo significa aver fede che esso è l’unico annuncio che può davvero rimettere in moto i cuori così da ritrovare l’identità profonda dell’umanità che è opera sua.

Fra qualche settimana, al canto del “Te Deum”, consegneremo nelle mani del Signore questo anno che si sta chiudendo. Quella sera sarà l’occasione per riconoscere i passaggi del Signore nella nostra vita personale e comunitaria. Ma cosa ha significato il 2019 per il nostro cammino?

Sicuramente riconosciamo l’opera di Dio nel dono di un nuovo vescovo, don Michele Tomasi, che dall’Alto Adige ha accolto la nomina di papa Francesco ed è sceso fra noi. Per lui preghiamo perché sia sempre pastore secondo il modello del Pastore Grande, Cristo Gesù. Salvo impedimenti, sarà tra noi, a Borghetto, venerdì 31 gennaio, per la Santa Messa delle 19.30 in onore del santo patrono Giovanni Bosco.

Nel 2019 abbiamo ricordato con semplicità il 50° anniversario della Scuola dell’Infanzia di Abbazia Pisani. Un’opera a favore dei bambini più piccoli, i nostri “cuccioli” che si aprono alla vita, ai quali va sempre rivolto uno sguardo particolare fatto di tanto amore, dedizione e responsabilità da parte di tutti. La Scuola dell’Infanzia è un’istituzione di tutta la comunità cristiana per il territorio.

La Scuola si è avviata su un percorso di profondo rinnovamento della didattica assumendo criteri di insegnamento certamente più rispondenti al profilo umano, psicologico e spirituale dei nostri piccoli. È una vera e propria sfida che abbiamo accettato seppure di fronte agli impietosi numeri del calo dei nati che mette qualche punto interrogativo in più sulla gestione della scuola stessa.

Prendere sul serio l’educazione scolastica, è parte integrante della più ampia attenzione che una comunità deve avere sulle nuove generazioni, al di là della loro adesione o meno al credo cattolico: proporre gli immutabili valori cristiani non solo attraverso la catechesi ma anche attraverso lo sport e il tempo libero, significa aprire finestre su panorami più ampi e decisamente più solidi che fanno intuire la possibilità vera di spendere la propria vita con generosità e senso del bene comune, categoria quasi ormai scomparsa dall’orizzonte umano.

Positivi nel loro andamento sono stati il Camposcuola Ragazzi a Baselga del Bondone (TN), il Camposcuola Giovanissimi a Sestri Levante (GE) e il Gr.Est. di fine agosto. Nel nostro piccolo, sono state tre attività di pastorale giovanile riuscitissime grazie soprattutto alle staff di animatori che si sono alternate nel servizio: entusiasmo, impegno, responsabilità hanno fatto la differenza.

Il numero di giugno del nostro notiziario pastorale SYN+, arrivato alla quarta uscita, ha mostrato una ricchezza di attenzione verso gli anziani, fratelli e sorelle più avanti nel cammino della vita che ci mostrano il “buon vivere” nonostante fatiche e sofferenze.  

Di tutto rendiamo lode al Signore!

Va segnalato, però, un fatto nuovo: nel 2019, a Borghetto, non è stato celebrato nessun matrimonio. Da quando fu eretta la curazia, nel 1932, non è mai successo. Ad Abbazia ne sono stati celebrati due. È facile liquidare tale dato come segno dei tempi moderni. Non è questione di giudicare le persone. Ma interroga profondamente la comunità cristiana, non solo il prete di turno.

Se al calo dei matrimoni si accosta il calo dei battesimi e della frequenza domenicale, le domande sono d’obbligo ma non - ripeto - per giudicare quanto per mettersi in ascolto della voce del Signore che chiama le comunità e i singoli credenti a mettere in pratica la sua Parola. Già… qual è la sua Parola? Cosa dice oggi lo Spirito alle chiese? Cosa dice lo Spirito a Borghetto ed Abbazia?

Da cristiani seri, coscienti della propria fede, siamo chiamati nei prossimi anni a riconvertire il nostro cuore a Lui la nostra mente, la nostra persona e quindi anche il nostro agire: lasciarlo protagonista della vita umana! Detto diversamente, rimettersi “dietro a Lui”, da discepoli, superando la pretesa di addomesticare Dio, di renderlo innocuo, malleabile “a nostra immagine e somiglianza”. No.

La vita procede con meno intoppi e più serena se ognuno resta al suo posto… è così nelle famiglie, dove il padre deve fare il padre, la madre deve fare la madre, i figli restano figli, i nonni non si sostituiscono ai genitori… è così nei gruppi di una parrocchia dove ognuno è chiamato a svolgere il suo servizio con responsabilità secondo il ruolo che è proprio, senza prevaricazione sugli altri pretendendo di imporre la propria idea… è così anche tra Dio e la sua creatura perché “farsi come Dio” lo poteva fare solo uno, Gesù…

Restare discepoli significa accedere alla tenerezza di Dio che consola e ha cura dei suoi figli. Significa sentirsi “tranquilli e sereni come bimbi in braccio alla loro madre”. Significa scoprire forze interiori che mai si poteva pensare di possedere ma, come dice l’angelo a Maria, “tutto è possibile a Dio”.

Vi auguro, perciò, che le prossime celebrazioni natalizie siano davvero cristiane. Lo possono essere anche se gli occhi sono carichi di lacrime perché la vita non è andata o non sta andando come abbiamo desiderato. Si può celebrare il Natale anche nella fatica ed essere sicuri che è un Natale “vero” perché non ci nascondiamo dietro ad un dito e siamo, davanti al Signore, trasparenti come l’acqua limpida.

Auguri a tutti e a ognuno. Auguri di cuore. Un cuore, il mio, che conosce anche il limite e la povertà della mia persona che vorrebbe fare di più e meglio. Perdonate le mie cadute di tono e di stile. Tutto quello che posso ve lo dono volentieri perché so che mi (ci) sostiene il Signore. Ogni qualvolta celebro la santa Messa sono certo che il Signore rende perfetti ogni mio gesto e ogni mia parola. L’incrociare i vostri occhi o il pensare a voi, durante la celebrazione, si trasforma prontamente in preghiera perché nel calice ci sia la vostra vita, i vostri desideri, i vostri dolori… tutto di voi! So a chi vi affido e questo rende meno pesante la coscienza della mia pochezza di fronte ai tanti bisogni di una comunità.

 Buon cammino a voi e a tutte le persone a cui volete bene.

 don Giuseppe

Abbazia/Borghetto, S. Natale 2019

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