V DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 10 febbraio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Corinzi 15,1-11

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito, apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre, apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

 

Il testo Paolino è motivato dalle obiezioni dei Corinzi: il dubbio sulla verità della risurrezione di Cristo, a scapito non solo dell’integrità della fede, ma anche dell’unità della chiesa stessa. Paolo risponde con argomenti di fede e con il ‘Credo’ che egli ha loro trasmesso. L’evento della risurrezione di Cristo è oggetto della testimonianza apostolica: sono molti, e tutti degni di fede, coloro che hanno constatato il sepolcro vuoto e hanno visto risorto il Signore. tra questi ci sono anch’io – afferma Paolo – che “per grazia di Dio sono quello che sono” (v.10).

L’evento della risurrezione di Gesù è entrato anche nella predicazione apostolica. A partire da essa gli apostoli non solo hanno aderito alla novità di Cristo con tutte le loro forze, ma vi hanno investito anche il loro compito missionario. Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra predicazione – afferma ancora Paolo – e noi avremmo lavorato invano. Lo stesso evento della risurrezione di Cristo è oggetto diretto e immediato della fede dei primi cristiani: se Cristo non fosse risorto vana sarebbe anche la vostra fede – ribadisce l’Apostolo – e noi tutti saremmo le persone più infelici del mondo. Infelici perché ingannate e deluse. È chiaro dunque che a servizio di questo evento fondante del cristianesimo non sta solo la tradizione apostolica, ma anche la testimonianza della comunità credente e di ogni autentico discepolo di Gesù.

Torna indietro