V DOMENICA di PASQUA . 14 maggio

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA . Atti degli Apostoli 6,1-7

In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.

 

Il quadro ideale della prima comunità cristiana, presentato da Luca nei ‘sommari’ degli Atti, sembrerebbe sciupato dalle tinte più oscure introdotte con l’episodio di Anania e Saffira (5,1-11) e con quello riguardante il malcontento degli ellenisti per una certa trascuratezza nella distribuzione dei beni ai poveri. Eppure questi fatti aiutano a comprendere la vera natura della Chiesa, che non è preservata dalle fatiche, non è composta di santi. La comunione che in essa costantemente si cerca, il bene cui si tende, sono l’esito di un cammino non privo di problemi e di difficoltà, affrontati e superati mediante una quotidiana e paziente collaborazione, lasciandosi guidare dallo Spirito che conduce tutti verso l’unità perfetta, nella molteplicità dei carismi e dei ministeri (cfr. Ef 4,11-13). Nel brano offerto dalla liturgia odierna si può cogliere il risultato dell’attenzione accordata dai Dodici alle questioni sollevate da un gruppo di discepoli. Il fatto è di fondamentale importanza: non solo la difficoltà non diventa motivo di scontro e di divisione, ma porta i cristiani a prendere maggior coscienza del proprio ruolo nella società e a trovare soluzioni nuove per potersi fare “tutti a tutto”. Ponendosi in umile ascolto dello Spirito ricevono luce per attuare una prima differenziazione nei servizi ecclesiali. I Dodici esaminano il problema, convocano tutti i discepoli, propongono una soluzione (vv. 2-4), che viene approvata ed entra in vigore, manifestando che la Chiesa è una realtà viva, in continua crescita. Nella nuova situazione gli apostoli sanno discernere quale sia il loro insostituibile compito: presiedere alla preghiera, trasmettere fedelmente gli insegnamenti di Gesù, orientare la comunità a scegliere responsabilmente nel suo seno uomini adatti («di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza») per un servizio caritativo, che non escluda nessuno e diffonda ovunque il buon profumo di Cristo. Il versetto che conclude il brano pare quasi il suo coronamento: la sapiente articolazione dei servizi all’interno della Chiesa ha come esito la diffusione della parola di Dio e l’incremento massiccio della comunità cristiana con nuove, inattese conversioni.

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