V DOMENICA di PASQUA . 29 aprile

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: 1Giovanni 3,18-24

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.

In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

 

L’apostolo Giovanni, lui che ha “visto” e “toccato” il Verbo della vita, sembra avere una sola parola da comunicare agli uomini: l’amore. Senza stancarsi la ripete con mille diverse sfumature, con accenti sempre più forti, con una passione che gli proviene dall’esperienza del mistero pasquale. La sua esortazione è dunque anzitutto un invito a vivere in comunione con Cristo, per passare con lui dalla morte alla vita (v. 16). Di fronte alla pasqua del Signore – la sua morte e risurrezione – non ci si può accontentare di discorsi sull’amore: occorrono le azioni concrete ispirate alla verità manifestata d Cristo (v. 18). “Ogni albero si riconosce dai suoi frutti”, aveva insegnato Gesù (Lc 6,44): così ognuno può valutarsi esattamente sulla base delle proprie opere, ponendosi sotto lo sguardo di Dio con coscienza limpida, con la fiducia dei figli (1Gv 3,19-21) in cui dimora un germe divino (v. 9). Giovanni non ignora che il comandamento dell’amore sia davvero ‘divino’, ossia impossibile per l’uomo, possibile solo con l’aiuto dello Spirito. Di qui il riconoscimento della propria totale impotenza: “Senza di me, non potete fare nulla”. Di qui anche – e di conseguenza – l’assoluta disperazione o l’autentica umiltà, dagli orizzonti sconfinati: 2MA Dio è più grande del nostro cuore” (v. 20). Ed Egli, l’Onnipotente, obbedisce a coloro che gli obbediscono e “osservano i suoi comandamenti” (v. 22). Chi ama così ha un solo volere con quello di Dio, è davvero conforme a Cristo, ha pienamente restaurato in sé l’immagine divina sul cui modello è stato creato. Nel v. 23 i “comandamenti” si riassumono in uno solo: quello della fede in Gesù Cristo e dell’amore vicendevole. Così la conclusione del brano riporta al suo inizio: si chiude un cerchio che ha come centro la vita in pienezza: chi, amando, “osserva i suoi comandamenti” fin d’ora conosce la gioia ineffabile dell’inabitazione divina.

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