V DOMENICA di QUARESIMA . 21 marzo

a cura di don Giuseppe

Giovanni 12, 20-33

 “In verità in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (vv. 24-25).

 

La vita terrena è feconda di immortalità. Se l’uomo saprà sacrificare le piccole cose di questo mondo e indirizzerà il suo cuore e la sua mente a Dio, troverà un grande trionfo e la sua realizzazione immortale. Ma se l’uomo vuol considerare questa vita terrena scopo a se stessa, rimarrà schiavo della materia e Dio non potrà fare nulla per lui, perché l’uomo ha scelto liberamente il suo destino e lo scopo della sua vita. Noi siamo come il grano che viene seminato, se muore nella terra produce buoni frutti, ma se vuol rimanere nel sacco sarà solamente valido ad essere macinato e a diventare crusca e farina. Anche l’uomo non può rimanere quello che è sulla terra, ma è destinato alle meravigliose realtà celesti.

 

Preghiera

Ascolta, o Padre, il grido del tuo Figlio che, per stabilire la nuova ed eterna alleanza, si è fatto obbediente fino alla morte di croce; fa’ che nelle prove della vita partecipiamo intimamente alla sua passione redentrice, per avere la fecondità del seme che muore ed essere accolti come tua messe nel regno dei cieli.

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