V DOMENICA "per ANNUM" . 9 febbraio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Corinzi 2,1-5

Quant’è a me, fratelli, quando venni a voi, non venni ad annunziarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; poiché mi proposi di non saper altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso. Ed io sono stato presso di voi con debolezza, e con timore, e con gran tremore; e la mia parola e la mia predicazione non hanno consistito in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di Dio.

 

Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. L’agire salvifico di Dio è assolutamente gratuito; in Gesù Cristo il Padre ha offerto a tutti la salvezza. La logica scandalosa della croce sovverte ogni criterio di merito e di privilegio e capovolge l’orizzonte della sapienza umana. Paolo evidenzia questa prospettiva richiamando dapprima la potenza della parola stolta della croce (1,18-25), poi l’esempio della comunità di Corinto (1,26-31) e, infine, la sua stessa vicenda missionaria (2,1-5). Paolo non si è servito di una parola incisiva o di efficaci argomentazioni (2,1): al centro del suo annuncio c’è unicamente Gesù Cristo e lui crocifisso. L’Apostolo sceglie di fondare, di rafforzare la propria proclamazione per mezzo della potenza dello Spirito. È solo questa azione potente, unita al contenuto dell’annuncio svestito di ogni strategia persuasiva, a condurre ad un’adesione di fede autentica che on dipende della capacità intellettive e logiche del predicatore. Misurarsi con questo impegnativo principio significa, per chi proclama il vangelo, affidarsi totalmente all’opera di Dio.

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