VI DOMENICA di PASQUA . 21 maggio

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. ATTI 8,5-8.14-17

Filippo, disceso nella città di Samaria, vi predicò il Cristo. E le folle unanimi prestavano attenzione alle cose dette da Filippo, ascoltandolo e osservando i miracoli che faceva. Infatti gli spiriti immondi uscivano da molti indemoniati, mandando alte grida; e molti paralitici e zoppi erano guariti. E vi fu grande gioia in quella città. Allora gli apostoli, che erano a Gerusalemme, saputo che la Samaria aveva accolto la Parola di Dio, mandarono da loro Pietro e Giovanni. Essi andarono e pregarono per loro affinché ricevessero lo Spirito Santo; infatti non era ancora disceso su alcuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Quindi imposero loro le mani, ed essi ricevettero lo Spirito Santo.

 

La persecuzione scatenatasi contro i discepoli dopo il martirio di Stefano provoca la loro dispersione fuori di Gerusalemme, eccezion fatta per gli apostoli. È una nuova seminagione della Parola (Mc 4,3), mediante la quale si va attuando il programma tracciato da Gesù prima dell’ascensione, quando affermava che occorre rendergli testimonianza, oltre che a Gerusalemme, in Giudea e in Samaria e fino agli estremi confini della terra (At 1,8). Il diacono Filippo si accinge a predicare il Vangelo ai Samaritani e li trova ben disposti, avidi di ascoltare le sue parole, entusiasti dei miracoli che accompagnano e confermano la predicazione. Essi dimostrano l’autenticità della loro adesione a respingere il fascino illusorio della magia (vv. 9-13). La fede diventa vita, e vita inondata da una “grande gioia”, dono dello Spirito: è òp Spirito che sospinge i discepoli, guida l’attività missionaria e fa crescere la Chiesa, non solo in estensione, ma anche in coesione e unità. Pur nella lontananza geografica, le varie comunità restano infatti saldamente radicate al fondamento degli apostoli (cfr. Ef 2,20), con unanime decisione inviano da Gerusalemme Pietro e Giovanni. Essi dunque scendono in Samaria, era trasmettere, mediante l’imposizione della manu, il dono dello Spirito del Risorto (Gv 20,22s.), compito proprio del ministero degli apostoli. In tal modo si stringe un vincolo di comunione che edifica la Chiesa nell’unità.

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