VI DOMENICA "PER ANNUM" . 12 febbraio

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Siracide 15,16-21

Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua; là dove vuoi stenderai la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore, egli è onnipotente e vede tutto. I suoi occhi su coloro che lo temono, egli conosce ogni azione degli uomini. Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare.

 

L’autore scrive intorno al 180 a.C. da Gerusalemme. Si sente erede della feconda tradizione della teologia sapienziale, della quale vuole offrire una sorta di attualizzazione in grado di raccogliere i fermenti della nuova e complessa situazione di cui è testimone. Affonda le radici del proprio insegnamento sulla sapienza, su Dio e sul mondo nel solco della tradizione patriarcale, definendosi «un racimolatore dietro i vendemmiatori» (33,16), ma si presenta al tempo stesso come un‘conservatore illuminato’, aperto al confronto con gli influssi che provengono dai nuovi scenari culturali di stampo ellenistico. Il nostro testo si colloca all’interno della prima collezione che racchiude i capitoli 1-23 del libro. I vv. 11 e 12 del capitolo 15 hanno evidenziato due critiche che Ben Sira raccoglie per introdurre il suo pensiero circa la libertà dell’uomo: «Non dire: “Mi sono ribellato per colpa del Signore”; non dire: “Egli mi ha sviato”». Punto di forza del messaggio del brano inserito oggi nella liturgia della Parola è il tema delle due vie, quella del peccato e quella della morte, che rimanda a quanto formulato in Dt 30,15‐20 ma anche in Ger 21,8 e, in ambito sapienziale, a Prv 2,8‐9.12-20. Dunque, secondo questo maestro di sapienza, Dio non può essere all’origine del peccato, visto che «è ciò che egli detesta» (v. 11), e non vuole neanche violare la libertà dell’uomo. È solo in questa libertà che il credente può radicare la propria fedeltà alla Legge. Dio manifesta la sua onnipotenza e la sua profonda sapienza perché vedendo tutto ciò che l’uomo compie Egli non ne determina le scelte.

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