VI DOMENICA "per ANNUM" . 16 febbraio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1 Corinzi 2,6-10

Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.

 

Il c. 2 della prima lettera ai Corinzi presenta una riflessione sul tema della sapienza articolato in due filoni, nei quali il gioco delle antitesi conduce a un quadro dottrinale unitario. Se, nella prima sezione (vv. 1-5), Paolo aveva parlato della stoltezza della croce opponendola alla sapienza autosufficiente dell’uomo, nella seconda parte (vv. 6-16) egli delinea i tratti che caratterizzano la vera sapienza cristiana. Questa si connota in modo singolare sia per i destinatari che sono in grado di accoglierla, sia per lo specifico contenuto che racchiude. Riguardo a coloro che ne vengono investiti, Paolo parla dei “perfetti” ovvero dei cristiani maturi (cfr. 14,20; Fil 3,15; Col 1,28 ecc.) ai quali viene insegnata la sapienza in Dio «in mistero», sapienza «nascosta» ed eterna, come lo è Dio, «stabilita per la nostra gloria» e soprattutto diversa dalla sapienza «di questo secolo» che Paolo descrive usando un linguaggio di matrice apocalittica (vv. 7-8). Per questo motivo, rispetto a quelli che a Corinto si stimavano ‘spirituali’, perché in possesso di una gnosi o conoscenza superiore, i credenti che hanno ricevuto l’annuncio dell’Apostolo non devono ritenersi inferiori ma, al contrario, possono considerarsi investiti di un dono gratuito avendo conosciuto in Cristo il piano di Dio per la salvezza del mondo. E chi annuncia questa sapienza ai perfetti non elargisce un dono posseduto per proprio merito, ma partecipa ad altri quanto gli è stato rivelato «attraverso lo Spirito» (v. 10), ciò che Dio «preparò in segreto per coloro che lo amano» (v. 9). Dunque, la porta di accesso che conduce alle «profonde cose di Dio» (v. 10) non è una conoscenza-gnosi fondata su presunte capacità umane, bensì l’amore.

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