XII DOMENICA "PER ANNUM" . 25 giugno

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Geremia 20,10-13

Sentivo le insinuazioni di molti: «Terrore all'intorno! Denunciatelo e lo denunceremo». Tutti i miei amici spiavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta». Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori cadranno e non potranno prevalere; saranno molto confusi perché non riusciranno, la loro vergogna sarà eterna e incancellabile. Signore degli eserciti, che provi il giusto e scruti il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di essi; poiché a te ho affidato la mia causa! Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.

 

Tratto da una delle cosiddette “Confessioni” di Geremia (cfr. 11,18-12,5; 15,10-21; 17,14-18; 18,18-23; 20,7-18), questo brano presenta lo stato d’animo del profeta fatto oggetto di scherno e di ostilità. Egli avverte attorno a sé un clima di congiura: falsi amici aspettano solo l’occasione propizia per disfarsi di lui ritorcergli contro le dure parole profetiche pronunciate (v. 10; cfr. Ger 19,15-20,6). Situazioni del genere sono una costante nella vita di Geremia (cfr. Ger 1,18s.), che confida a Dio il suo tormento per l’ingiusta persecuzione (cfr. Ger12,1; 15,11.15; Sal 31,12-19); a lui, che sa forte e coraggioso (cfr. Is 42,13), affida l’esito positivo della sua situazione secondo la legge del taglione (vv. 11.12b; cfr. Es 21,23-25; Dt 19,21; Ger 12,1; 15,15).

YHWH è il solo giusto giudice, poiché soltanto lui conosce nella verità ogni uomo (v. 12a). Il brano termina con un invito a lodare YHWH che prende vittoriosamente in mano le sorti di chi a lui si affida (v. 13).

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