XIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 30 giugno

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Gal 5,1.13-18

Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.

 

Questo brano, tratto dalla lettera ai Galati, ci colloca immediatamente nel messaggio centrale del ‘vangelo paolino’. L’intera predicazione di Paolo è caratterizzata da questa fondamentale verità: la morte di Cristo e la sua resurrezione liberano l’uomo dalla legge mosaica. Lo liberano dal potere della carne, cioè dalla tendenza naturale a mettere il proprio io al centro dell’esistenza, e – positivamente – lo immettono in una condizione nuova, in cui la carità è la sola realtà che conta, perché la sola forza capace di liberarlo dalle ristrettezze del suo egoismo e di renderlo veramente felice.

Tuttavia ogni giorno il credente sperimenta dentro di sé che questo orientamento ala libertà è minacciato, e per questo è chiamato a operare scelte concrete che lo pongano nuovamente nella sua situazione di verità. Né può scambiare la verità per un pretesto a vivere secondo la logica del proprio soggettivismo per aprirsi all’esperienza della comunione. È, in definitiva, libertà da se stessi: essere liberi per gli altri, nella rinuncia volontaria e continua a voler vivere pensando e bastando solo a se stessi.

Dentro questa logica Paolo riesce a recuperare il concetto stesso di legge. Affermando con forza che la carità è l’orizzonte di tutto l’agire umano (v. 14), l’unica legge è questa: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Questo cammino di libertà, l’uomo lo compie non in virtù delle proprie forze, ma solo per la Grazia: lo Spirito Santo suscita nel cuore dell’uomo il desiderio di camminare dentro la via della carità e lo rende capace di far morire il proprio io e di tuffarsi completamente nella logica del dono totale di sé (v. 18).

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