XIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 7 luglio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Galati 6,14-18

Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

 

Accade spesso che sul finire di un discorso o di una lettera si riaffermi in sintesi e con maggiore forza il nucleo di ciò che si è inteso comunicare. È quanto accade in questo brano , a conclusione della lettera ai Galati, che costituisce la ripresa dei temi portanti dell’intero scritto. L’apostolo Paolo scende in campo di persona e traduce a livello di confessione di fede quanto ha affermato con argomentazioni serrate nel corso della lettera. Ciò che gli sta a cuore è far comprendere che Gesù Cristo è l’unico Mediatore della salvezza, ne è la via concreta e l’atto decisivo. L’adesione a lui, crocifisso per amore, ha liberato Paolo da ogni forma di autosufficienza umana: “Quanto a me non ci sia altro vanto…”. Da parte dell’uomo, dunque, è la fede in Gesù Cristo la strada che porta alla salvezza: “Non è infatti la circoncisione che conta né la non circoncisione”. E la fede è accettazione piena dell’evento di Cristo e della vita che scaturisce dalla sua morte e resurrezione: “Essere nuova creatura”. Pertanto la legge, come tentativo umano di fare del proprio operato uno strumento di autogiustificazione, fa parte di quel ‘mondo’ che per Paolo è stato crocifisso. Adesso la legge, il canone da seguire è un altro: “Essere nuova creatura”. Ciò significa entrare nella morte e risurrezione di Cristo per vivere dell’amore che si sprigiona dalla sua vita donata, assumere la forma del crocifisso come norma di vita. In conclusione, infatti, quel che accredita Paolo di fronte ai suoi oppositori è la sua somiglianza con il Crocifisso, la partecipazione alla passione di Gesù che gli si legge nella carne.

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