XV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 15 luglio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: Efesini 1,3-14

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.

 

Il grandioso inno di benedizione, che apre la lettera agli Efesini, celebra il mistero che Dio Padre ha manifestato in Gesù Cristo: il progetto salvifico di cui tutti gli uomini sono chiamati a beneficiare. La lode della gloria di Dio, che, come un ritornello scandisce il ritmo della celebrazione (vv. 6b. 12a.14c), è l’obiettivo a cui tende l’intera opera. Gesù Cristo è archetipo e artefice del piano eterno di Dio. Tutto avviene per mezzo di lui: il dono gratuito dell’elezione e dell’adozione filiale (vv. 4-6), la redenzione attuata nel perdono dei peccati (v.7), la rivelazione della sapiente volontà di Dio e la sua attuazione nella pienezza dei tempi (vv.8-10).

Questo progetto, impensabile per l’antica alleanza, coinvolge tutti gli uomini: sia i giudeo-cristiani che i pagano-cristiani. Entrambi i gruppi sono divenuti, per libera decisione divina, proprietà di Dio, e sono chiamati a condividere la sua vita eterna nei cieli. Echeggiando la prassi liturgica battesimale, Paolo ricorda i passaggi per cui si accede a tale ricchezza di vita: ascolto dell’annuncio del vangelo, adesione di fede, ricezione dello Spirito Santo che, a mo’ di “sigillo”, garantisce e autentica l’appartenenza a Cristo (vv. 11-13). Si è così inseriti in una realtà dinamica, non statica: Dio prenderà pieno possesso del cristiano solo al momento della sua piena manifestazione. La vita in Cristo del credente è ora in continuo divenire: in essa si attua progressivamente la liberazione operata da Gesù, a cui il cristiano già partecipa per la forza dei sacramenti.

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