XVI DOMENICA "PER ANNUM" . 19 luglio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Romani 8,26s.

Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

 

Il tempo presente è un lungo travaglio di parto da cui nascerà la creazione nuova: è dunque il tempo in cui sale a Dio il gemito del cosmo e dell’uomo (vv. 22s.). Nell’approfondire la sua riflessione, Paolo afferma qualcosa di inaudito: Dio stesso fa propria la sofferenza della creazione mediante il suo Spirito, che porta avanti quest’immensa gestazione per così dire dall’interno, dal cuore dei credenti. Lo Spirito Santo trasforma ogni dolore, attesa, speranza, in un linguaggio – per noi misterioso, ma comprensibile a Dio – fatto esso pure di gemito, ma un gemito che è già certo della vittoria, perché l’intercessione continua dello Spirito è “secondo i disegni di Dio” (v. 27). La nostra debolezza infatti ci rende impotenti non solo a bene operare, ma persino a comprendere quale sia il vero bene. E Dio viene a soccorrerci fino a questo punto. Non ci sottrae – per ora – alla nostra condizione, ma si fa debole con noi e in noi per mezzo dello Spirito. Si prolunga così nel tempo, attraverso i credenti, lo scandalo della croce di Cristo; eppure “ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1 Cor 1,25). Proprio questa stoltezza e debolezza di Dio condurrà la storia degli uomini a quell’esito definitivo che il Signore conosce e per il quale lo Spirito insistentemente intercede.

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