XVI DOMENICA "PER ANNUM" . 23 luglio

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Sapienza 12,13.16-19

Non c'è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose, perché tu debba difenderti dall'accusa di giudice ingiusto. La tua forza infatti è principio di giustizia; il tuo dominio universale ti rende indulgente con tutti. Mostri la forza se non si crede nella tua onnipotenza e reprimi l'insolenza in coloro che la conoscono. Tu, padrone della forza, giudichi con mitezza; ci governi con molta indulgenza, perché il potere lo eserciti quando vuoi. Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini; inoltre hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza perché tu concedi dopo i peccati la possibilità di pentirsi.

 

Dopo aver contemplato ed elogiato la Sapienza in se stessa, l’Autore sacro considera la sua zione nella storia (cc. 10-19). Egli risponde qui ad una domanda sottintesa nel contesto da cui questa pericope è tratta: perché Dio non ha castigato i nemici di Israele – egiziani e cananei – in modo drastico ed immediato? E mostra come la Sapienza che guida l’agire divino sia più elevata, magnanima e lungimirante dei nostri criteri. Il Dio creatore è anche l’eterna Provvidenza che si prende cura di ogni creatura: chi mai può valutare il suo operato e accusarlo di ingiustizia (v. 13)? Egli possiede la pienezza della forza (termine chiave che introduce i vv. 16-18): non ha dunque timore, a differenza dei potenti di questo mondo, di essere sopraffatto, né di prendere qualcosa. Il Signore agisce perciò secondo giustizia, bontà e mitezza, ‘dosando’ la propria forza ai fini di una sapiente pedagogia (vv. 17.19s.). Tutti gli interrogativi sull’agire divino trovano un’unica risposta: il suo amore per gli uomini. Per amore Egli sa attendere il nostro pentimento, ci insegna ad amare (vv. 19s.) con la sua stessa carità, paziente e benigna (1Cor 13,4).

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