XVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 29 luglio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: Efesini 4,1-6

Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

 

Il brano che la liturgia oggi offre apre la seconda parte della Lettera agli Efesini (4,1-6,20) in cui dalle affermazioni dottrinali esposte nella prima parte sono dedotte le istanze morali. L’esortazione che Paolo, prigioniero a causa del suo servizio apostolico (v. 1), rivolge ai credenti, mira a confermarli nella loro vocazione. Hanno creduto nell’unico Dio, il solo Creatore e Signore, e in forza della stessa fede hanno ricevuto l’unico battesimo; formano così un medesimo corpo (vv. 4-6). L’unità fra di essi è quindi conseguenza diretta della loro nuova identità cristiana. Gli atteggiamenti che coerentemente devono improntare il loro rapporto con Dio e con il prossimo manifestano, dunque, la verità di ciò che essi sono, sull’esemplarità di Gesù. Umiltà, mitezza, pazienza, amore che si fa carico della debolezza altrui, dedizione per la costruzione della pace sono le virtù che rendono visibile ed esperibile l’unità della comunità e rendono testimonianza che lo Spirito Santo la anima, dal momento che dello spirito esse sono il frutto (cfr. Gal 5,22).

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