XVIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 4 agosto

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Colossesi 3,1-5.9-11

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria. Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.  Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.

 

Notiamo tre momenti della nostra unione con il Signore Gesù: “risorti con Cristo”, “vita nascosta con Cristo”, “manifestati con lui”. Il battesimo ci fa partecipi della risurrezione di Cristo, ci fa morire al peccato e condividere la vita umile e nascosta di Cristo, e finalmente prendere arte alla sua glorificazione, “essere manifestati con lui nella gloria”. Durante questa vita siamo impegnati a sviluppare i primi due momenti: quello che fa morire “le cose della terra”, i comportamenti cattivi che derivano dalla natura umana corrotta (v. 5) e quello che cerca “le cose di lassù”, per cui il cristiano “si rinnova” continuamente e diventa “icona” vivente sempre più simile al Padre, presso il quale si è assiso il Signore risorto (vv. 1.10).

Notiamo in particolare due cose negative da evitare, la prima è quella di mentirsi reciprocamente. Tale modo di agire non ha più ragion d’essere: gli altri non sono degli estranei, come erano i Greci per i Giudei e i barbari per i Greci, ma in forza del battesimo sono dei fratelli, nei quali è presente Cristo “tutto in tutti” (vv. 9.11). Nei loro rapporti fraterni, i cristiani devono coltivare sincerità e lealtà. La seconda realtà negativa da far morire è “quella avarizia insaziabile che è idolatria” (v. 5). L’ammonimento è un punto di connessione tra questa pericope e le altre due letture liturgiche.

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