XX DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 18 agosto

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Ebrei 12,1-4

Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.

 

L’Autore di questa lettera, all’inizio del c. 12 stabilisce un rapporto con quella ‘rilettura teologica’ della storia che abbiamo già meditato domenica scorsa. Il gran numero di testimoni che ci circonda (v. 1a) non è altro che la serie di personaggi (Abramo, Sara, ecc.) la cui fede è stata lodata precedentemente. A partire dal loro esempio, per i destinatari della sua lettera, l’Autore formula una serie di inviti che sono altrettante esortazioni al retto sentire, alla retta condotta e al retto orientamento della loro vita. Tali esortazioni si avvalgono di alcune immagini, assai espressive e di immediata comprensione.

«Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti» (v. 1b): la vita cristiana può ben essere immaginata come una corsa alla quale tutti partecipiamo non per libera iniziativa, ma perché chiamati dall’unico signore. Una corsa in salita, se vogliamo, proprio perché si tratta di Gesù che sale verso il calvario, appesantito dal legno della croce.

«Tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (v.2): come Gesù ha tenuto fisso il suo sguardo su Gerusalemme mentre saliva verso la città santa (cfr. Lc 9,51), così anche il cristiano non può distogliere il suo sguardo da Colui che ci precede tutti, come capo, sulla strada che porta a Gerusalemme, che anzi tira la corsa con determinazione interiore ed estremo coraggio.

«Pensate attentamente a Colui che ha sopportato…» (v.3): occorre porre mente a Gesù, pensare a lui con passione, mettere e tenere solo lui al centro del nostro cuore, se si vuol mantenere l’energia necessaria per proseguire la corsa e per arrivare al traguardo. In caso contrario ci si stanca e ci si perde d’animo, cioè si abbandona il proposito, si fanno ipotesi alternative e ci si inoltra su altre strade.

L’esortazione finale dell’Autore è quanto mai preziosa, anche perché si esprime un giudizio che tutti ci coinvolge: «Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato» (v.4). La vita cristiana, qualunque sia la vocazione nella quale si incarna, è pur sempre una lotta a tutto campo, una battaglia da sostenere, una continua resistenza al male, costi quello che costi, fino allo spargimento del sangue.

Torna indietro