XX DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 19 agosto

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: Efesini 5,15-20

Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

 

“Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore” (Ef 5, 8; cfr. Gv 3, 20s.; Col 1, 12s.; 1 Ts 5, 4 – 8). Vivere come “figli della luce” significa produrre i frutti della luce (vv. 8 – 10); portare alla luce quelli che si trovano nelle tenebre (11 – 14); cercare in sapienza la volontà di Dio vigilando sulla propria condotta (15 – 17); lasciarsi riempire dallo Spirito Santo (vv. 18 – 20). “Facendo buon uso del tempo” (v. 16): la parola greca che viene utilizzata, kairós, ha un valore più ricco del nostro ‘tempo’. Essa comprende anche il contenuto di questo temo, la situazione che esso crea e le possibilità che offre. Non è una realtà anonima o indifferente, ma un momento favorevole, un tempo opportuno. Il cristiano possiede questo tempo decisivo. Come uomo dello Spirito, ha la capacità di riconoscere la presenza di Dio e di attuarne la volontà (Gal 6, 10), vedendo la possibilità di adempiere le esigenze dello Spirito. “E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito” (v. 18). L’ammonimento a non ubriacarsi con il vino giunge veramente sorprendente. E poi, se dovesse proseguire la serie delle singole esortazioni sopra iniziata (Ef, 4, 25), ci si attenderebbe, contro alcoolismo, un invito alla temperanza. Ciò che Paolo oppone è, invece, “l’ebrezza dello Spirito”. In seguito, parla di attività che non si possono immaginare se non nel contesto di una comunità. Il passo non è esplicito, ma volendo rischiare un’interpretazione, viene da pensare che – di tanto in tanto – l’uomo ha bisogno di essere sollevato dalle preoccupazioni di tutti i giorni e di vivere in un ‘altro mondo’. Nel mondo, però, in cui lo Spirito può sollevarlo, donandogli un piccolo anticipo della vita di Dio, incontro verso il quale ci muoviamo.

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