XXI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 25 agosto

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Ebrei 12,5-7.11-13

Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

 

Rifacendosi ad un’esortazione contenuta nel libro dei Proverbi (3,11s), l’Autore della lettera agli Ebrei formula alcuni pensieri che tradiscono uno scopo dichiaratamente pedagogico. Non è difficile cogliere quella pedagogia divina che sgorga da tutta la Bibbia, ma specialmente dai libri sapienziali. È una chiave di lettura molto importante, questa: con essa possiamo comprendere che la Scrittura non contiene solo la memoria della storia della salvezza, ma anche un codice di comportamento che da quella storia deriva e che le dà compimento. L’esortazione apostolica si sviluppa in due direzioni: anzitutto, essa riguarda il senso della sofferenza umana, in tutte le sue espressioni. Per chi crede, nulla nella vita accade per caso o per necessità, ma per provvidenza la quale, anche se talvolta è difficile identificarla, tuttavia è sempre presente e operante nella storia degli uomini. E qui per ‘senso’ si intende sia significato che orientamento. Ogni uomo, infatti, ha bisogno di capire per sapere dove andare; l’orientamento della sua vita non può non dipendere dalle convinzioni che riesce a farsi. Dio rispetta in pieno questa nostra esigenza e, anche con la Bibbia, viene incontro al nostro bisogno di luce e di chiarezza.

In secondo luogo, l’esortazione apostolica tende a dare forza e coraggio a quanti si trovano ancora impegnati in una lotta senza frontiere contro le forze del male. Noi, infatti, non andiamo incontro solo a momenti di debolezza e infiacchimento, ma siamo esposti anche al pericolo di imboccare vie storte, devianti e alternative. La correzione, allora, ha uno scopo altamente terapeutico come ogni correzione paterna; poiché, secondo una legge di natura, ogni figlio è tenuto a camminare sulla stessa via, con le stesse intenzioni e per gli stessi motivi che hanno ispirato la vita del Padre.

Nei confronti di ciascuno di noi, secondo l’insegnamento della lettera, il Signore mette in atto una correzione capace di provocare sul momento tristezza e dolore, ma ancor più capace di provocare reazioni forti e coraggiose, di donare gioia e di portare frutti di pace e di giustizia. È come dire che la correzione di Dio, quando è accolta da un cuore filiale sincero e docile, apre l’orizzonte ad ulteriori tappe nella storia di ciascun uomo, in vista di traguardi sempre più appetibili e soddisfacenti.

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