XXI DOMENICA "PER ANNUM" . 26 agosto 2018

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: Efesini 5,21-32

Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

 

Il testo fa parte di un codice di comportamento per la famiglia di Dio (Ef 5, 21 – 6, 9; cfr. Col 3, 18; 1 Pt 3, 1 – 6). Ai tempi in cui fu scritto può aver svolto una funzione di risposta alle accuse rivolte ai cristiani di minacciare la stabilità del tessuto sociale, poiché si esigeva una certa eguaglianza tra tutti i fedeli. Alle mogli, viene detto di essere “sottomesse ai mariti” (v. 22); a loro volta gli sposi dovranno “amare” (v. 25) le consorti. Ma non basta. Il brano viene aperto e chiuso riferendosi esplicitamente a Cristo e alla chiesa (vv. 21. 23). Inoltre, le esortazioni, appena enunciate, vengono motivate in un’ottica specificamente cristiana: “come al Signore” (v. 22), “come Cristo è capo della Chiesa” (v. 23), “come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei” (v. 25. 29). In questo caso il ‘come’ non ha un valore comparativo, ma casuale: vivete nella carità vicendevole ‘perché’, ‘in quanto’ il signore stesso ha agito così. In Cristo, la Chiesa ha trovato il suo “salvatore” (v. 23), colui che la rende “santa” e “pura” (v. 26), “tutta gloriosa, senza macchia ne ruga e immacolata” (v. 27). Nell’antico Oriente, la fidanzata era lavata e ornata, poi presentata dagli amici di nozze al fidanzato. Ma Cristo stesso ha lavato la sua chiesa da ogni traccia di sporco “per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola” (v. 26) – cioè il battesim0 – per presentarla a sé stesso. Questa bellezza irresistibile della chiesa sarà splendidamente manifestata nella pienezza dei tempi, ma Paolo ci assicura che è già una caratteristica che, pur ancora adombrata, le appartiene come dono. Cristo, cioè ha voluto realizzare personalmente nei confronti della chiesa ciò che la Genesi descriveva come la vocazione di ogni uomo e di ogni donna (Gn 2, 24).

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