XXIII DOMENICA "PER ANNUM" . 8 settembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Filemone 1,9-10.12-17

Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore. Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

 

Paolo nella sua lettura vuole educare il suo fratello Filemone a questa rinuncia sapienziale. Lo fa con una discrezione e un tatto veramente ammirevoli, pieni di profonda e delicata sapienza cristiana. Potrebbe ‘comandargli’ di lasciargli il suo schiavo Onesimo che fuggì dal suo padrone dopo di averlo derubato. Invece, conoscendo la sua generosità, stima più conveniente addurre motivi di carità.

Paolo “vecchio e anche prigioniero per Cristo Gesù” (v. 9) potrebbe benissimo trattenere lo schivo Onesimo presso di sé. Non certamente come schiavo, ma per il “servizio al vangelo” (v.13), ossia come schiavo e servitore di Cristo. Invece lo rimanda a Filemone. Lascia che sia Filemone a decidere se trattenerlo o rimandarlo a Paolo. Paolo in questo modo non solo scioglie Onesimo dalla schiavitù, ma chiede inoltre a Filemone qualcosa di molto più costoso, l’invita ad un’espropriazione ancora più forte: ricevere Onesimo, non più come schiavo ma come “un fratello carissimo” da amare davanti al Signore (cfr. v.16). Infatti Onesimo è diventato per Filemone mediante l’amore di Paolo un uomo come lui, autentico vivo, in possesso di un tesoro che non perirà mai ì. Si tratta cioè di riavere Onesimo, non più per un semplice profitto temporale, per un ‘momento’ ma di “riavere per sempre” (v.15).

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