XXII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 1 settembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Eb 12,18-19.22-24

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

 

Per l’Autore della lettera agli Ebrei, la salvezza acquisita mediante la “nuova alleanza” consiste in una grande familiarità con Dio. Dio si è fatto vicino all’uomo(cfr. Dt 4,7.34) perché l’uomo potesse avvicinarsi sempre più a Dio. Ma per operare questo ‘attracco parziale’, sempre secondo questo Autore, è necessaria la fede: “È necessario che chiunque si accosta a lui creda che Dio esiste e che dà la ricompensa quelli che lo cercano” (Eb 11,6). È Dio il monte verso il quale siamo incamminati; è lui la città nella quale aneliamo di giungere e di abitare; è lui la luce di cui sentiamo il bisogno più forte che per il pane quotidiano. Credere significa, appunto, accostarci a lui come allo sposo più amato, come all’amico più desiderato, come all’unico Salvatore.

Non è più qualcosa d tangibile – per seguire la traccia indicata dal nostro Autore – quello verso cui aneliamo; non è più il suono una tromba quello che ascoltiamo; non è più la paura di sentire o di vedere Dio quella che ci caratterizza, oggi nella pienezza dei tempi. Al contrario, il Dio di Gesù Cristo, padre suo e padre nostro, ci attira a sé con tutta la forza calamitante del suo amore: solo così noi possiamo sperare di accostarci a lui per ottenere da lui un giudizio di misericordia e di pace.

“Mediatore” unico e insostituibile di questo cammino di Dio verso di noi e cammino nostro verso Dio ( fr. 1 Tim 2,5) è Gesù Cristo, poiché nell’unità della sua persona si sono incontrati una volta per sempre il cielo e la terra, Dio e l’uomo. Con lui si è inaugurata l’era nuova della storia che ha visto la più inedita delle novità: i lontani e i vicini hanno accolto lo stesso messaggio di pace (cfr. At 2,39 ed Ef 2,14-18) e sono diventati un solo popolo in Colui che è la nostra pace.

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