XXII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 30 agosto

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Romani 12,1s.

Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

 

Nella chiusa della sezione dedicata al problema giudaico, Paolo aveva colto la misericordia divina essere il movente dei disegni divini nei confronti dei Giudei e pagani. Ed è in nome di essa, ossia come risposta alla grazia ricevuta, che ora, introducendo l’ultima parte della lettera – sezione di indole esortatoria -, egli supplica i fratelli nella fede a conferire una dimensione sacra e sacrificale alla propria esistenza. Il culto spirituale (alla lettera loghikós, cioè ‘secondo il Lógos’!) vale a dire compiuto nello Spirito del Risorto, comporta che ci si presenti al Signore (il verbo ha una risonanza sponsale) nella globalità e nella concretezza (“corpo”) della propria persona, come sacrificio “vivente, santo e gradito a Dio”. Si tratta quindi di un dono non costituito da vittime animali sostitutive dell’offerta umana, che viene reso “santo” dallo Spirito dell’adozione filiale effuso nei nostri cuori e che ci rende “graditi a Dio”. La conseguenza di un simile orientamento di vita da un lato ci difende dal “conformismo” verso la mentalità del mondo presente che sta agli antipodi dell’insegnamento evangelico, e dall’altro ci consente di operare la nostra ‘metamorfosi’, che comporta il rinnovamento della mente (la metanoia evangelica). In tal modo si diventa capaci di autentico discernimento, il cui frutto consiste nel compiere quanto è buono, gradito a Dio e perfetto, ossia finalizzato al pieno compimento della volontà divina.

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