XXIII DOMENICA "PER ANNUM" . 10 settembre

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Ezechiele 33,1.7-9

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.  Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».

 

La caduta di Gerusalemme e l’invasione di Nabucodonosor sono lo sfondo storico su cui si inserisce il presente oracolo di Ezechiele, che segna l’inizio della seconda fase della sua missione. L’attuale compito del profeta è quello di sostenere la speranza di Israele assicurando il popolo in esilio che Dio porterà a compimento le sue promesse e che inizierà una nuova era di ricostruzione nazionale. L’immagine della sentinella - già usata al momento della vocazione del profeta (3,16-19) in perfetto parallelismo con la presente pericope - esprime la nuova missione di Ezechiele. Essere la vedetta di un popolo senza città e senza mura; spiare da lontano l’orizzonte della storia per coglierne le imminenti minacce, leggerne i segni nascosti di vita e di morte, interpretarli e comunicarli alla casa di Israele. La parabola della sentinella racchiude tuttavia un paradosso: i pericoli che minacciano il popolo non provengono dal di fuori, ma dal di dentro, dallo stesso Signore. Eppure, invece di avvicinarsi in silenzio e all’improvviso per cogliere di soprassalto le sue vittime, il Signore invia una sua sentinella per avvisarli. E, come se ciò fosse ancora poco, il Signore obbliga in coscienza questa sua ‘controspia’ a prevenire il popolo minacciato. È un paradosso rivelatore: il cerchio peccato-minaccia-castigo viene conglobato nel cerchio peccato-minaccia-conversione-perdono, perché Dio vuole la vita e non la morte.

Torna indietro