XXV DOMENICA "PER ANNUM" . 22 settembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Timoteo 2,1-8

Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mento –, maestro dei pagani nella fede e nella verità. Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

 

Paolo tratteggia in questa lettera il più antico ordinamento della chiesa: in primo luogo la preghiera (c.2), poi, più avanti, il ministero della guida della chiesa (c.3). Ogni cosa nella chiesa ha inizio nella preghiera e questa preghiera a sua volta è innanzitutto una preghiera universale, mondiale. La preghiera della chiesa non è quindi, in primo luogo, una preghiera per la prosperità della comunità religiosa e dei suoi membri e solo secondariamente anche per il mondo, ma al contrario: il mondo esterno, gli uomini di ogni popolo e cultura sono la prima cosa, e la prosperità della chiesa ne deriva di conseguenza. Per Paolo la chiesa è essenzialmente colei che intercede per il tutto; è la lice di Dio che si irradia nel tutto. È la luce di Dio sul mondo. In questo seno la preghiera non riguarda solo le persone e le cose limitate al proprio ambito (come i membri della gerarchia e il popolo cristiano), ma il tutto del mondo e della società. In concreto la preghiera è per la comunità terrena. Si prega per l’imperatore (in questo caso è Nerone!), per i governatori delle province e per tutti coloro che sono affidato alla loro responsabilità. Questo la chiesa lo deve fare perché è la luce di Dio nel mondo e non vi è nessuna salvezza senza la chiesa. Indirettamente prega anche per se stessa, perché per essere luce del mondo, dev’essere realmente luminosa. Non importa alla chiesa di essere perseguitata, ma che il mondo si converta con l’imperatore in testa. In questo senso la preghiera della comunità cristiana è per il mondo, ossia per tutti perché la volontà di salvezza di Dio non ha limiti. Non può rimanere chiusa in se stessa. La chiesa non entra in quanto tale nel piano politico, o in quello economico, o sociale. Il suo compito è altro: deve fare tutto il possibile perché la luce della fratellanza predicata da Cristo e la carità penetrino in questi ambiti. In questo senso la chiesa è maestra di tutte le nazioni, anche dei pagani. La sua speranza è senza confini. Per questo la preghiera non ha limiti di spazio. Non per nulla Paolo dice che la preghiera cristiana può essere fatta “dovunque”, oppure “in ogni momento” (Ef 6,18), o anche “incessantemente” (1 Ts 5,17). Sono normali queste espressioni nell’Apostolo. La volontà di salvezza di Dio è sconfinata.

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