XXIII DOMENICA "PER ANNUM" . 9 settembre 2018

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: Giacomo 2,1-5

Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.

Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?

Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?

 

Giacomo sollecita i cristiani a non contraddire la fede professata con un comportamento incoerente. Interpellando direttamente i destinatari della lettera li esorta a non praticare favoritismi sulla base della ricchezza: riguardo per i ricchi, nessuna attenzione verso i poveri (v. 3). Chi ha un tale atteggiamento dimostra di non credere in Gesù Cristo, Signore della gloria (v. 1): altri sono i suoi ‘signori’, primo fra tutti la ricchezza. Questa è l’insidia prima, contro la quale i profeti non si sono stancati di lanciare invettive (cfr. Am 6,1-7; Is 5,8-12; Mi 2,1s), da Gesù sintetizzate nell’ammonimento categorico: “Non potete servire Dio e la ricchezza [il denaro]” (Mt, 6,24). Gesù qui è detto “Signore della gloria”, perché il suo corpo, dopo la risurrezione, è ormai glorioso, e anche perché è lui la rivelazione della gloria del Padre. La gloria, segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, in Gesù si è fatta carne, si è resa visibile (cfr. Gv. 1,14). Fare discriminazioni vuol dire vuol dire non riconoscere questo manifestarsi di Dio e non accogliere la conseguente rivelazione che tutti gli uomini, sue creature, sono uguali. Ciò è particolarmente grave dal momento che avviene in occasioni delle celebrazioni liturgiche (v.2), cioè quando maggiormente dovrebbe essere evidente l’identità cristiana della comunità, nella sua unità con Dio e tra i membri che la compongono. I cristiani che fanno favoritismi dimostrano di continuare ad avere una mentalità mondana, lontana da quella che si conforma al modo di agire di Dio, ed è perciò inautentico il culto che gli rendono (cfr. Gc 1,27). Dio sceglie i poveri e ne capovolge la condizione, arricchendoli di fede in questo mondo e poi donando loro la vita eterna (v.5). È costante, in tutta la rivelazione, la preferenza che Dio accorda ai poveri, ovvero a coloro che, senza cercare sicurezza nel potere e nei beni terreni, fanno conto solo su di lui; a coloro che, indifesi e disprezzati, “lo amano” (v.5b), cioè vivono con lui nella fiducia, nella confidenza, nel ringraziamento.

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