XXIV DOMENICA "PER ANNUM" . 17 settembre

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Siracide 27,33-28,9

Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro. Chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore? Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati? Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore, come può ottenere il perdono di Dio? Chi espierà per i suoi peccati? Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.

 

In tempi come quelli che stiamo vivendo, nei quali le notizie di torture, di massacri, di perdite di vite umane innocenti occupano ormai pagine intere di giornali, e la cultura della vendetta e delle ritorsioni vive la sua stagione più fortunata sia a livello personale che nei rapporti politici e nelle relazioni internazionali, la parola di quel vecchio saggio che era Gesù, figlio di Sirac, rischiano di sfiorarci solo tangenzialmente, addirittura, forse, di farci sorridere con aria di superiorità. Eppure, duecento anni prima di Cristo, all'interno di quella cultura ebraica che neppure il raffinato ellenismo riusciva a scalfire, e che aveva (ha) la sua regola d'oro in quel "occhio per occhio, dente per dente" destinato purtroppo a diventare archetipo relazionale e modello universale di strategia politica, militare, sociale, personale, Gesù, figlio di Sirac, scriveva: “Rancore e ira sono cose orribili”. È l’assoluta mancanza di "distinguo" in cui non c'è spazio per la frenetica ricerca di casistiche, così care ai giuristi e ai moralisti di ogni tempo e di ogni stagione ecclesiale, che si pone la nuova legge con la scelta radicale dell'amore, della misericordia, del perdono. E mai come oggi appare che vivere questo evangelo fino alle ultime conseguenze è atto di radicale imprudenza.

Torna indietro